La Chiesa del Gesù Nuovo inaugurata nel 1601 dall’architetto gesuita Giuseppe Valeriano, nasce nel 1584 dalla trasformazione di uno dei più importanti palazzi aragonesi della città, costruito intorno al 1470 da Novello da Sanlucano per la famiglia San Severino, principi di Salerno. La facciata dell’edificio conserva il caratteristico motivo del bugnato a punta di diamante tipico dell’architettura signorile rinascimentale.

L’interno è sviluppato da un’apparente pianta centrale a croce greca. nonostante vi sia il braccio dell’altare maggiore leggermente più lungo. La prima cappella a destra è decorata da uno dei maggiori artisti del seicento napoletano, Cosimo Fanzago. Architetto e progettista di apparati decorativi in marmi policromi, Fanzago realizza le figure dei profeti Davide e Geremia caratterizzate da una grande potenza espressiva. La cupola, ricostruita ben quattro volte, conserva nei pennacchi gli Evangelisti di Giovanni Lanfranco (1634), mentre altri affreschi e dipinti testimoniano il passaggio di Luca Giordano, Massimo Stanzione, Jusepe de Ribera e di altri artisti attivi nel cantiere seicentesco della chiesa. L’altare maggiore è stato realizzato nel corso dell’Ottocento da Antonio Busciolano.
LE DECORAZIONI DEL GESÙ NUOVO

La ricchezza della decorazione, con le pareti ad affresco, gli stucchi e i marmi policromi crea un insieme di grande sfarzo e imponenza, tipico delle architetture gesuite e barocche. L’affresco è collocato sulla controfacciata della chiesa ed è Firmato e datato 1725.
Francesco Solimena, il maggiore artista del primo Settecento napoletano, dipinge l’episodio del tentativo da parte di Eliodoro, ministro del regno siriaco di Seleuco IV, di impadronirsi del tesoro nel tempio di Salomone. La grande composizione, affollata di personaggi ma magistralmente inquadrata nella sua scenografia architettonica, esprime tutta la raffinata cultura del pittore maturata dopo il soggiorno romano.
La figura di Eliodoro sui gradini che cerca di proteggersi dal cavallo impennato del cavaliere, gli angeli eleganti che lo bastonano e i numerosi personaggi di quinta offrono, nel suo insieme caotico, una visione dai toni chiari ed equilibrati: una soluzione che è in bilico tra il Classicismo e il Barocco.