Tra le principali opere di edilizia religiosa di Napoli si colloca certamente il complesso di Santa Chiara.
La costruzione fu intrapresa nel 1310, quando il re Roberto d’Angiò, decise di creare un tempio per la preghiera che potesse protrarsi nei secoli.
La cittadella francescana fu ritoccata numerose volte a causa degli eventi sismici che l’avevano colpita ma fu solo nel 1750 che subì un significativo cambiamento, abbandonando lo stile gotico per quello barocco.
Nell’agosto del 1943 S. Chiara fu uno dei siti della città più colpiti dal conflitto mondiale. L’immenso rogo che si espanse per giorni, in seguito ad un attacco aereo, causò danni irrimediabili ai marmi, le tele e le sculture presenti nell’edificio.
Pochi elementi furono preservati da quel grave evento. Il restauro degli ambienti fu seguito da Francesco P. Gaudenzio dell’Aja, il quale restituà al complesso il suo antico vigore gotico, esaltandone lo splendore storico e artistico. Molti dei tesori d’arte presenti in S. Chiara e colpiti dall’incendio sono stati ospitati nelle sale del Museo dell’Opera di Santa Chiara.
Il Museo dell’Opera di Santa Chiara permette di rivisitare i duemila anni di vita religiosa e artistica del complesso monumentale attraverso un percorso ben strutturato che prende il via dalla Sala archeologica, seguendo per le Terme, la Sala della Storia, la Sala dei Marmi e terminando con la Sala dei Reliquari.
La Sala Archeologica ospita le testimonianze archeologiche, risalenti ai primi quattro secoli dopo Cristo ritrovate nell’area di Santa Chiara; da qui si accede all’area degli scavi in cui sorge il più imponente edificio termale dell’antica città di Neapolis.
Nella Sala della Storia è rappresentata la lunga vita della struttura attraverso oggetti e opere significative tra cui i due vasi da fiori disegnati da Domenico Antonio Vaccaro e che anticamente avevano ornato il Chiostro Maiolicato.
La Sala dei Marmi è sede delle opere marmoree risalenti al XIV sec., la più illustre è rappresentata dal fregio di circa 18 m.ca. che illustra scene della vita e del martirio di Santa Caterina d’Alessandria ed il pulpito trecentesco. Nell’ultima sala sono presenti l’Ecce Homo di Giovanni da Noia, e un frammento della Sacra Famiglia, risalente al XVII sec. Numerosi paramenti sacri e importanti e lussuose reliquie. La gestione del Museo è stata affidata al Centro Francescano di Cultura, che alimenta l’opera di restauro e recupero e mira a una stretta relazione tra la vita del Chiostro e quella del mondo esterno per una assidua, e in continua evoluzione, attività di diffusione dei valori francescani, come la ricerca di speranza e salvezza.