Bed and Breakfast Napoli | I Visconti | B&B Napoli centro

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San Giovanni A Carbonara – Napoli

La chiesa di San Giovanni a Carbonara di Napoli prende il nome dal toponimo Carbonarius Carbonetum, zona in pendio nell’alto Medioevo, al di fuori delle mura, usata come discarica cittadina. Bonificata nel XIII secolo, Petrarca ricorda i numerosi tornei e le giostre che si tenevano in questa zona. Gualtiero Galeota dona agli Agostiniani nel 1343 un terreno su cui costruire il convento, ristrutturato alla fine del XIV secolo da Ladislao di Durazzo.

La lettura della pianta è molto articolata: a un vano rettangolare si aggiungono, nel corso dei secoli, diverse cappelle decorate ognuna con un proprio stile, come la cappella di Somma, e quelle circolari di Caracciolo di Vico e Caracciolo del Sole. Protagonista assoluto della navata è il Monumento di Ladislao di Durazzo.

Commissionato da Giovanna II nel 1428, la regina volle fare omaggio al fratello Ladislao con un monumento celebrativo della loro dinastia. Alla base le Virtù sorreggono i ritratti dei due reali fratelli in trono, sormontati dal defunto disteso sul sarcofago; svetta in alto il ritratto equestre di Ladislao.

La struttura, che si adatta a tutta la zona dell’altare, è stata variamente attribuita. Sicura è la sua matrice nordica: un grande baldacchino trattato come un’arca scaligera, fusione di elementi tardogotici (figure, decorazioni, nicchie trilobate) piegati a una forma quasi rinascimentale (arco centrale a tutto sesto, mancanza di verticalismo).

STORIE DELLA VERGINE

Gli affreschi con le Storie della Vergine di Leonardo da Besozzo si trovano nella cappella Caracciolo del Sole, costruita nel 1427 per volontà di Sergianni Caracciolo, Gran Siniscalco della regina Giovanna d’Angiò.

Leonardo da Besozzo, figlio di Michelino da Besozzo, giunto a Napoli a lavorare dopo il 1438, importa il gusto del Gotico internazionale nel Quattrocento inoltrato.

Riuscendo a fondere la dolcezza, alla maniera cortese di Masolino da Panicale, con la preziosità dei colori di Beato Angelico, Besozzo organizza le sue composizioni su un piano bidimensionale ma ricchissimo di figure, decorate da splendide vesti damascate e dorate, eseguite con la tecnica medievale della punzona tura metallica.

Il pittore milanese ebbe grande fama a Napoli tanto che Alfonso d’Aragona che, davanti alle sue pitture, si definiva addirittura “estasiato” e lo nominò pittore di corte e suo familiare.

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