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Monastero Di Santa Chiara – Napoli

La cittadella monastica di Santa Chiara a Napoli fu costruita, dal 1309 al 1343, per volere del re Roberto d’Angiò e della moglie Sancia di Maiorca per l’ordine francescano. La chiesa si presenta a navata unica rettangolare con cappelle laterali aperte da archi. Nel corso del Seicento il volto della basilica trecentesca mutò radicalmente per gli adeguamenti barocchi in stucchi, marmi, intagli lignei dorati, tele: decori preziosi andati irrimediabilmente distrutti nel bombardamento del 1943.

Il restauro, terminato ne] 1953, restituisce all’edificio l’aspetto gotico, più severo di quanto doveva essere in origine ma alquanto suggestivo, con le arche tomba- li dei reali angioini poste sulla parete rettilinea dell’abside.
Questi sepolcri furono realizzati da Tino da Camaino e Giovanni Pacio Bertini per Roberto d’Angiò, Maria di Valois e Carlo di Calabria. Nel coro delle Clarisse si conservano ancora le tracce dell’importante passaggio a Napoli di Giotto e della sua bottega intorno al 1328.

All’interno del complesso monastico di Santa Chiara a Napoli è visitabile il Museo dell’Opera di Santa Chiara, che comprende il chiostro maiolicato, alcune sale espositive con frammenti, ceramiche, decorazioni provenienti dal monastero prima del bombardamento e una zona archeologica di notevole interesse.

L’area di Santa Chiara, un tempo al di fuori delle mura cittadine e poi occupata dalle Clarisse francescane nel XLV secolo, era adibita tra la fine del I e il IV secolo d.C. a zona termale. In essa sono individuabili quasi tutti gli ambienti delle terme romane: una natatio (piscina), un laconium (ambiente con aria calda e secca). Un tepidarium e forse un frigidarium o un ninfeo dalle imponenti arcate in laterizio. Il chiostro delle Clarisse, costruito negli anni Quaranta del XVIII secolo, vero e proprio capriccio decorativo voluto dalla badessa Ippolita Carmignano, è stato ideato dall’architetto Domenico Antonio Vaccaro e dai maestri della ceramica dipinta a smalto.

LE DECORAZIONI DELLA CHIESA DI SANTA CHIARA A NAPOLI

Donato e Giuseppe Massa, detti “riggiolari”, dominatori dell’arte della maiolica napoletana settecentesca. Il chiostro appare più un giardino di svago che un luogo dedicato alla meditazione, su modello dei celebri lambris francesi, i giardini abbelliti da sedili con pareti decorate, diffusi in tutta l’Europa settecentesca. Il cantiere di Santa Chiara fu il primo a essere aperto a Napoli dalla bottega di Giotto (1328-1330), il quale aveva giù terminato gli affreschi nelle più importanti basiliche francescane: a San Francesco ad Assisi e a Santa Croce a Firenze.

Le fonti letterarie sulla storia della città ci raccontano dei vasti cicli ad affresco con le Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento e l’Apocalisse, andati poi distrutti giù dalla metà del XVI secolo quando un reggente spagnolo Barrionuevo, per dare più luce alla chiesa, ordinò di dare una mano di calce su tutte le pareti.

SANTA CHIARA A NAPOLI

santa chiara a napoli by i isconti B&B

Restano fortunatamente alcune importanti testimonianze figurative nel coro delle monache, un tempo sala capitolare. Sono certamente dell’equipe di Giotto, su suo progetto, i frammenti di un Compianto su Cristo morto sullo sfondo del Calvario e motivi architettonici dipinti che fingono stalli lignei a continuazione di quelli reali che si trovavano più in basso. La mano del maestro è stata riconosciuta nel particolare della testa con la barba che dimostra, con la ricca colorazione, un’intensa espressività emotiva. Nello stesso ambiente si trova il grande affresco di Leilo da Orvieto, raffigurante il Redentore fra santi francescani e donatori (1340 ca.), mentre nella sala “Maria Cristina di Savoia” si trovano due Crocifissioni di mano di due collaboratori di Giotto, tutte testimonianze fondamentali dell’entourage del maestro in città.

Ulteriori informazioni su Santa Chiara @ Wikipedia.

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