Aperto tutti i giorni 9.30-19.30
Il palazzo, immerso nel parco di Capodimonte, fu voluto da Carlo III di Borbone (1734-1759) come tenuta di caccia destinata a ospitare anche le raccolte d’arte ereditate dalla madre Elisabetta Farnese. I lavori, portati a termine un secolo dopo, furono affidati nel 1738 ad Antonio Medrano.
Dal 1758 cominciรฒ ad arrivare l’enorme collezione, che dai palazzi farnesiani di Parma, Piacenza e Roma giunse a Capodimonte, al piano nobile del nuovo palazzo, ammirata da illustri viaggiatori quali Winckelmann, Canova e Goethe.
Il successore Ferdinando IV (1759-1825) chiama l’architetto Ferdinando Fuga a completare i lavori (1765): in questa fase giungono il Salottino di porcellana di Maria Amalia di Sassonia, proveniente dal Palazzo Reale di Portici e il pavimento marmoreo di epoca imperiale proveniente dagli scavi di una villa romana a Capri.
Durante il decennio francese (1806-1815) il palazzo diventa la residenza preferita da Gioacchino Murat, che lo arricchisce di arredi giunti sino a oggi. Dopo l’Unitร d’Italia il palazzo conserva le sue funzioni di residenza e luogo di raccolta d’arte: ceduto nel 1920 allo Stato, รจ stato abitato dai duchi d’Aosta fino al 1946.
IL MUSEO DI CAPODIMONTE: LA STORIA
Nel 1738 ebbe inizio l’opera di costruzione della reggia di Capodimonte, che proseguรฌ per oltre un secolo. Nei primi anni del regno di Carlo I di Borbone, che l’aveva fortemente voluta, la reggia ospitava alcuni degli illustri dipinti farnesiani, appartenenti alle collezioni reali, la Biblioteca e numerosi oggetti preziosi, attraendo fin da subito le visite di importanti personalitร , da Winkelmann al Marchese de Sade, da Canova a Goethe.
La Reggia attraversรฒ un periodo di minor splendore sotto il regno di Ferdinando IV e subรฌ le usurpazioni delle truppe avversarie nel 1799.
Nei successivi dieci anni del regno francese l’aria di Capodimonte risorse grazie alla costruzione del corso Napoleone, che la collega piรน agevolmente al centro della cittร , il Palazzo intanto abbandonรฒ la sua funzione museale fungendo unicamente da residenza per i nuovi sovrani che l’ arricchirono di raffinati arredi. I Borboni, tornati al potere, completarono la decorazione delle sale monumentali e dei luoghi adiacenti al cortile settentrionale.
Dalla seconda metร dell’Ottocento la collezione del Palazzo fu impreziosita dall’armeria farnesiana e borbonica, il Salottino in porcellana della regina Amalia di Sassonia e dal lussuoso pavimento marmoreo di etร imperiale. Inoltre, nello stesso periodo, Annibale Sacco guidรฒ l’ allestimento di una Galleria di Arte Moderna, che raccolse dipinti e sculture di artisti contemporanei.
Nel 1957, il palazzo riaprรฌ le sue porte alla cittร dopo un’ opera di restauro, iniziando un fortunato periodo di attivitร e prestigio sul piano nazionale.
Alla grandezza e il valore delle opere si addiziona la spettacolaritร del panorama e l’imponenza del bosco che circonda il Palazzo, caratterizzato da alberi secolari e viali a ventaglio, sapientemente armonizzati alla struttura dell’edificio dall’opera di Sanfelice.
LE COLLEZIONI DEL MUSEO DI CAPODIMONTE
Nel 1957 si apre il Museo Nazionale di Capodimonte che oggi si articola in diverse sezioni.
II primo piano ospita la Galleria Farnese con le altre collezioni (come quella Borgia e De Ciccio), all’interno del suggestivo percorso dell’Appartamento Reale, con la Galleria delle Porcellane e l’Armeria. Nelle sale di questa sezione si incontrano capolavori di Masaccio, Raffaello, Michelangelo, Parmigianino, Van Dyck, Rubens, Goya, Mengs, per citare i piรน noti.
Al secondo piano si trovano le sale della Galleria Napoletana: una splendida antologia di capolavori dal Duecento al Settecento di opere provenienti da molte chiese del territorio napoletano, da Simone Martini a Colantonio, da Tiziano a Caravaggio, fino a giungere al settecentesco Gaspare Traversi.
Di non meno interesse e meritevoli di maggiori attenzioni sono il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, la Galleria dell’Ottocento e la sezione d’Arte Contemporanea che varrebbe la pena visitare anche per il solo Vesuvius di Andy Warhol (1985).