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Museo Archeologico Nazionale di Napoli

aperto tutti i giorni
(chiuso il martedÌ) 9.30-19.30

Tra i più grandi musei archeologici europei, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha sede nel palazzo ricostruito da Giulio Cesare Fontana (dal 1610) per volere del viceré Conte di Lemos destinato a ospitare l’Università.

Nel 1778, a seguito delle scoperte di Pompei ed Ercolano e dell’arrivo della ricca collezione Farnese, ereditata da Carlo di Borbone, si decise di istituire un museo, il cui progetto di ristrutturazione fu affidato a Ferdinando Fuga.

Oggi il museo si compone di numerose sezioni, tra cui importanti gruppi scultorei d’epoca romana, la sezione egiziana, la ricostruzione delle Terme di Caracalla e del Tempio di Iside a Pompei, la sezione ercolanense. Alcune sale sono di recente allestimento, come quella dedicata a Neapolis, alla preistoria e alle civiltà greche nel golfo di Napoli, alla sezione epigrafica, alle gemme Farnesi e al Gabinetto segreto.

La visita all’Archeologico di Napoli andrebbe fatta in momenti diversi, dedicandosi a una sezione alla volta: questo per meglio apprezzare i singoli capolavori, come il Doriforo di Policleto (copia d’età tiberiana), il Cratere dei Persiani (IV secolo a. C.) o la Tazza Farnese (II secolo a. C.), che sfuggirebbero nell’insieme e nella vastità del percorso.

BATTAGLIA DI ALESSANDRO A ISSO

Il mosaico, di grandissime dimensioni, eseguito alla fine del II secolo a.C., fu ritrovato nel 1831 in una delle ville più lussuose di Pompei, la Casa del Fauno. Questo grande mosaico, che rappresenta la Battaglia di Isso di Alessandro Magno contro Dario, è di eccezionale interesse.

La tecnica a vermiculatum (accostamento di minute tessere policrome dall’effetto pittorico) fu probabilmente realizzato da maestri alessandrini, i quali riproposero a mosaico un originale pittorico greco eseguito da Filosseno di Eretria, pittore del primo Ellenismo.

Trasportato in un solo blocco a Napoli, raffigura una battaglia tra l’esercito macedone di Alessandro Magno e quello persiano di Dario III, avvenuta nel 333 a.C.

La stessa iconografia, per la presenza sullo sfondo di un albero privo di foglie, farebbe individuare il celebre scontro denominato dalle fonti arabe “Battaglia dell’albero secco”.

La caotica scena con soldati, cavalli e lance risulta animata da chiaroscuri e da un’accurata profondit� spaziale; sebbene priva di notazioni paesaggistiche, le figure e i due rivali posti l’uno di fronte l’altro, attraverso una consapevole disposizione, suggeriscono quel particolare momento della battaglia in cui Dario, sferzando i cavalli, si da alla fuga lasciandosi alle spalle i macedoni feriti.

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